giovedì 31 maggio 2012

capirsi

"Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce" recita una frase da diario (ma anche da libro di filosofia).
Io direi più che il corpo ha le sue ragioni e che la mente in realtà conosce, ma noi ci ostiniamo a dire che sono due opposti, che stanno su piani diversi, ai due estremi dell'asse dell'altalena.
Ci obblighiamo a fare il giro più lungo per far capire alla mente le ragioni del corpo e al corpo quelle della mente.
Banalmente mi verrebbe da dire che è un problema occidentale, che in tutte le discipline abbiamo progressivamente separato la mente dal corpo, ma non ne sono tanto sicura.

Quello che mi stupisce ultimamente è come il corpo e la mente sappiano capirsi. La mia testa sa dare un nome ai movimenti del mio corpo che io percepisco come assolutamente istintivi. E il pronunciare quel nome ad alta voce riesce a migliorare il movimento seguente, così, senza pensarci.
Il mio corpo divincolandosi e premendosi, strattonandosi e torcendosi, sudando e mordendo, riesce a strizzare fuori dalla testa pensieri in cortocircuito e restituirmi una mente libera e attenta.

Forse anche queste in fondo sono banalità, nulla di straordinario ad esempio per uno sportivo. Ma è come non mi fossi mai resa conto di quanto tutto questo sia incredibilmente straordinario e affascinante.
E di quanto sia bello l'istante in cui mente e corpo sono tesi verso la stessa direzione.

lunedì 21 maggio 2012

in bilico

Ultimamente sto frequentando un laboratorio di espressione corporea, che detta così può sembrare tutto e niente.
In verità non c'è un termine che possa descrivere con più precisione quello che facciamo: esploriamo le possibilità del corpo per esprimere qualcosa.

In uno degli incontri abbiamo sperimentato la sensazione di stare in bilico.
E' quel momento preciso in cui due forze ti attraversano il corpo; da una parte i nervi, i  muscoli, la volontà ti tendono verso l'alto, mentre dall'altra la gravità e il peso ti spingono verso il basso.

E' una situazione realmente precaria: non è solo restare in punta dei piedi, ma è spingersi al limite dell'equilibrio, lasciando gravare il peso nello spazio vuoto anziché su un punto d'appoggio sicuro.

Il movimento seguente e la sua poesia dipendono tutte da quel momento, da quella tensione che rende necessario creare qualcosa di diverso da quello stato in cui, è evidente, non si può restare a lungo.

Stare davvero in bilico è faticoso, il corpo tende a mettersi al sicuro, fingendo una instabilità che non c'è.
E' anche doloroso, le vesciche sotto i miei piedi ne sono la prova.

Ma quando ci riesci, in quel brevissimo istante in cui sei sospeso, letteralmente, senti di avere davvero l'occasione di creare qualcosa di bello.
A partire dal vuoto, dal niente.




lunedì 14 maggio 2012

a metà circa

Il primo post di un nuovo blog crea sempre un po' di ansia: sottesa c'è l'idea che l'inizio determina sempre il tutto; chi ben comincia è a metà dell'opera.

In realtà è molto più probabile che in un blog si arrivi prima alla metà dell'opera che all'inizio. E poi magari, se ti piace quel post lì, che sta a metà, torni indietro per vedere se anche prima c'è qualcosa di carino.

Io lo faccio anche coi libri, prima di comprarli. Non leggo mai le prime pagine: apro il libro a metà circa e sfoglio le pagine fino a quando non ne trovo una che abbia abbastanza spazio vuoto per convincermi a leggerla con l'idea che, data la poca densità di caratteri, non potrà certo svelarmi niente che mi possa rovinare la storia.
Ma non so dirvi se sia un buon metro, la verità è che più delle parole, mi colpiscono i particolari: le virgole, lo spazio bianco intorno, la consistenza della carta. E la copertina, ovviamente.

Ecco il primo post, senza né capo né coda, come una pagina con molti vuoti che si trova a metà circa di un libro.